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E allora bevo Dopo avere scritto poesie giovanili, come fanno più o meno tutti i ragazzi, questa attività divenne per me un aiuto durante la stesura delle mie opere teatrali. Mi succedeva, a volte, scrivendo una commedia, d'impuntarmi su una situazione da sviluppare in modo da poterla agganciare più avanti ad un'altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver più voglia di riprendere il lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giù versi che avessero attinenza con l'argomento e i personaggi dei lavoro interrotto. Questo mi portava sempre più vicino alla essenza dei mio pensiero e mi permetteva di superare gli ostacoli. Per esempio, " 'A gatta d"o palazzo " e " Tre ppiccerilli " mi aiutarono ad andare avanti con " Filumena Marturano ". Come la gatta lascia il biglietto da mille lire e mangia il cibo, così Filumena non mira al danaro di Domenico Soriano ma alla pace e alla serenità dei suoi figli. I quali figli sono poi i tre bambini sotto un ombrello che vidi davvero una mattina in un vicolo di Napoli, uniti nella poesia, separati nella vicenda teatrale fino al momento della rivelazione di Filumena. Mentre scrivevo " Questi fantasmi ", per chiarire a me stesso il tormento di Pasquale Lojacono, ebbi bisogno di " Io vulesse truva' pace". Talvolta l'impuntatura riguarda questioni di linguaggio. Per esempio, per rendere vivo il modo d'esprimersi di Amalia Jovine nel secondo atto di " Napoli milionaria ", scrissi " L'enemì ", avendo in mente il tipo di popolana napoletana che usa termini a lei inconsueti e così, per paura di sbagliare le finali delle parole, le elimina dei tutto. Invece di dire "vitamina" dice "vitamì", invece di "anemia", "enemì": l'eterna anemia dei popolo napoletano. A poco a poco ci ho preso gusto e ora scrivo poesie anche indipendentemente dalle commedie. Fra le tante che si sono andate accumulando sul mio tavolo ho scelto quelle che più mi piacevano per farne una raccolta di versi, alcuni già pubblicati in " Il paese di Pulcinella 2 e in " '0 canisto", e altri inediti.
Io vulesse truva pace
Napule è ’nu paese curioso
'O Mare
'O Munno d' 'e pparole
O Rrau
Penziere meje
'O pparlà 'nfaccia
Ll'uosso 'aulivo
Roma
abcd
A fenesta
'A seggia
'A vita
'O cunto
'A gente
'A neva
L'esportazione